Quanti bambini, desiderosi di avvicinarsi a uno strumento
musicale, si sono ritirati “impauriti” dalle prime, noiose, lezioni di solfeggio?
E quanti musicisti, educati per anni alla sola musica tonale, hanno difficoltà, ancora da adulti, a rapportarsi con musiche extraeuropee o con la musica contemporanea?
Forse, ipotizza François Delalande, è sbagliato l’approccio alla musica e bisognerebbe riformare il ruolo dell’educatore:
comprendere che il loro compito potrebbe essere molto più agevole e immediato.
Si tratta, infatti, di «INCITARE I BAMBINI A FARE CIO' CHE
GIA' FANNO... di scoprire e incoraggiare comportamenti spontanei e di guidarli tanto da consentire lo
sviluppo di un’autentica invenzione musicale».
Perché, come dice il titolo del suo libro: La
musica è un gioco da bambini.
Un cambiamento, profondo, per certi versi totale, della concezione
di insegnamento che si avvicina molto all’idea socratica della maieutica: non inculcare nozioni, ma “risvegliare” attitudini e condotte naturalmente
insite nel bambino.
La prospettiva che si apre di fronte agli educatori musicali che accettino i postulati di Delalande è assolutamente nuova e
affascinante.
Se infatti ammettiamo che il bambino, giocando con i suoni, fa musica, e la fa praticando le stesse condotte del musicista
adulto, il ruolo dell’educatore va completamente rivisto: in questo quadro deve essere una figura che:
1. affianca il bambino nella sua progressiva scoperta del suono
2. gli offre nuove occasioni di sperimentazione
3. gli propone esperienze significative per esplorare i suoni, esprimersi con essi e attraverso la loro organizzazione.
Non è più colui che “insegna” la musica e che faticosamente, attraverso un tirocinio tecnico prestabilito, introduce l’allievo
a un sistema musicale dato.
E’ in questo approccio all’educazione musicale che si trova il senso del termine éveil, tradotto
in questo libro con risveglio e si definisce il ruolo dell’educatore come guida e come facilitatore della crescita musicale del bambino.
Un progetto pedagogico, quindi, che rispetta e valorizza il
bambino e non cancella quanto di significativo e importante si realizza, a livello musicale, già nel suo gioco con i suoni.
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